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I piaceri e le ricchezze non dànno la felicità
1 IO ho detto nel cuor mio: Va' ora, io ti proverò con allegrezzan allegrezza Eccl. 3.13; 5.18. Luc. 12.19., e tu goderai del bene; ma ecco, questo ancora è vanità. 2 Io ho detto al riso: Tu sei insensatoo insensato Prov. 14.13. Eccl. 7.6.; ed all'allegrezza: Che cosa è quel che tu fai? 3 Io ho nel mio cuore ricercato il modo di passar dolcemente la vita mia in continui conviti; e, reggendo il mio cuore con sapienza, di attenermi a stoltizia; finchè vedessi che cosa fosse bene a' figliuoli degli uomini di fare sotto il cielo, tutti i giorni della vita loro. 4 Io ho fatte dell'opere magnifiche; io mi ho edificate delle casep case 1 Re. 7.1-12.; io mi ho piantate delle vigneq vigne Cant. 8.11,12.. 5 Io mi ho fatti degli orti e de' giardini; ed ho piantati in essi degli alberi fruttiferi di ogni maniera. 6 Io mi ho fatte delle pescine d'acqua, per adacquar con esse il bosco ove crescono gli alberi.
7 Io ho acquistati de' servi e delle serve, ed ho avuti de' servi nati ed allevati in casar case Gen. 14.14; 15.3.; ho eziandio avuto molto grosso e minuto bestiame, più che tutti quelli che sono stati innanzi a me in Gerusalemme. 8 Io mi ho eziandio adunato dell'argento, e dell'oro, e delle cose le più care dei re, e delle provincies provincie 1 Re. 9.28; 10.10,14,21 ecc.; io mi ho acquistato de' cantori e delle cantatrici; ed ho avute delle delizie degli uomini, d'ogni maniera: musica semplice, e musica di concerto. 9 E mi sono aggrandito ed accresciuto più che tutti quelli che sono stati innanzi a me in Gerusalemmet Gerusalemme Eccl. 1.16.; la mia sapienza eziandio mi è restata. 10 E non ho sottratta agli occhi miei cosa alcuna che abbiano chiesta; e non ho divietato il mio cuore da niuna allegrezza; anzi il mio cuore si è rallegrato d'ogni mia fatica; e questo è stato quello che mi è tocco in parte d'ogni mia faticau fatica Eccl. 3.22; 5.18; 9.9.. 11 Ma, avendo considerate tutte le mie opere che le mie mani aveano fatte; e la fatica che io avea durata a farle, ecco, tutto ciò era vanità, e tormento di spirito; e non vi è di ciò profitto alcuno sotto il solev sole Eccl. 1.3,14..
12 Laonde mi son rivolto a vedere la sapienza, e le follie, e la stoltizia; perciocchè, che cosa sono gli altri uomini, per poter seguitare il re? essi fanno ciò che hanno già fattow fattoEccl. 1.9,10.. 13 Ed ho veduto che la sapienza è più eccellente che la stoltizia; siccome la luce è più eccellente che le tenebre. 14 Il savio ha i suoi occhi nel capox capo Prov. 17.24. Eccl. 8.1., e lo stolto cammina in tenebre; ma pure eziandio ho conosciuto che un medesimo avvenimento avviene ad essi tuttiy tutti Sal. 49.10. Eccl. 9.2,3.. 15 Laonde ho detto nel cuor mio: Egli avverrà anche a me il medesimo avvenimento che allo stolto; che mi gioverà egli adunque allora d'essere stato più savio? perciò ho detto nel cuor mio che ciò ancora è vanità. 16 Perciocchè non vi sarà giammai più memoria del savioz savio Eccl. 1.11., come nè anche dello stolto; conciossiachè nei giorni vegnenti ogni cosa sarà già dimenticata. E come muore il savio così muore anche lo stolto.
17 Perciò ho odiata questa vita; imperocchè le opere che si fanno sotto il sole mi son dispiaciute; perchè ogni cosa è vanità, e tormento di spirito. 18 Ho eziando odiata ogni mia fatica che io ho durata sotto il sole, la quale io lascerò a colui che sarà dopo di me. 19 E chi sa s'egli sarà savio, o stolto? e pure egli sarà signore d'ogni mia fatica, intorno alla quale mi sarò affaticato, ed avrò adoperata la mia sapienza sotto il sole. Anche questo è vanità.
20 Perciò, mi son rivolto a far perdere al mio cuore la speranza d'ogni fatica, intorno alla quale io mi sono affaticato sotto il sole. 21 Perciocchè vi è tale uomo, la cui fatica sarà stata con sapienza, con conoscimento, e con dirittura; il quale pur la lascia per parte a chi non s'è affaticato intorno. Anche questo è vanità, e gran molestia.
22 Perciocchè, che cosa ha un tale uomo di tutta la sua fatica, e del tormento del suo spirito, con che egli si affatica sotto il sole? 23 Conciossiachè tutti i suoi giorni non sieno altro che doloria dolori Giob. 5.7; 14.1., e le sue occupazioni altro che molestia; anche non pur di notte il cuor suo non riposa. Questo ancora è vanità.
24 Non è egli cosa buona nell'uomo, ch'egli mangi e beva, e faccia goder di beni l'anima suab sua Eccl. 3.12,13,22; 5.18; 8.15., con la sua fatica? Anche questo ho veduto esser dalla mano di Dio. 25 (Perciocchè, chi mangerebbe, e chi goderebbe, se io nol facessi?) 26 Conciossiachè Iddio dia all'uomo, che gli è grato, sapienza, conoscimento ed allegrezza; ed al peccatore, egli dà occupazione di adunare e di ammassare, per dare a colui che è grato a Dioc Dio Giob. 27.16,17 e rif.. Questo ancora è vanità, e tormento di spirito.
n2:1 allegrezza Eccl. 3.13; 5.18. Luc. 12.19.
o2:2 insensato Prov. 14.13. Eccl. 7.6.
p2:4 case 1 Re. 7.1-12.
q2:4 vigne Cant. 8.11,12.
r2:7 case Gen. 14.14; 15.3.
s2:8 provincie 1 Re. 9.28; 10.10,14,21 ecc.
t2:9 Gerusalemme Eccl. 1.16.
u2:10 fatica Eccl. 3.22; 5.18; 9.9.
v2:11 sole Eccl. 1.3,14.
w2:12 fattoEccl. 1.9,10.
x2:14 capo Prov. 17.24. Eccl. 8.1.
y2:14 tutti Sal. 49.10. Eccl. 9.2,3.
z2:16 savio Eccl. 1.11.
a2:23 dolori Giob. 5.7; 14.1.
b2:24 sua Eccl. 3.12,13,22; 5.18; 8.15.
c2:26 Dio Giob. 27.16,17 e rif.