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1 Io son la rosa di Saron,
Il giglio delle valli.
2 Quale è il giglio fra le spine,
Tale è l'amica mia fra le fanciulle.
3 Quale è il melo fra gli alberi d'un bosco,
Tale è il mio amico fra i giovani;
Io ho desiderato d'esser all'ombra suae sua Is. 25.4; 32.2.,
E mi vi son posta a sedere;
E il suo frutto è stato dolce al mio palato.
4 Egli mi ha condotta nella casa del convito,
E l'insegna ch'egli mi alza è: Amore.
5 Confortatemi con delle schiacciate d'uva,
Sostenetemi con de' pomi,
Perciocchè io languisco d'amore.
6 Sia la sua man sinistra sotto al mio capo,
Ed abbraccimi la sua destra.
La Sposa si addormenta e sogna del suo Sposo
7 IO vi scongiuro, o figliuole di Gerusalemme,
Per le cavriuole, e per le cerve della campagna,
Che voi non isvegliate l'amor mio, e non le rompiate il sonno,
Finchè non le piaccia.
8 Ecco la voce del mio amico;
Ecco, egli ora viene
Saltando su per i monti,
Saltellando su per i colli.
9 L'amico mio è simile ad un cavriuolo,
O ad un cerbiatto;
Ecco ora sta dietro alla nostra parete,
Egli riguarda per le finestre,
Egli si mostra per i cancelli.
10 Il mio amico mi ha fatto motto, e mi ha detto:
Levati, amica mia, bella mia, e vientene.
11 Perciocchè, ecco, il verno è passato;
Il tempo delle gran piogge è mutato, ed è andato via;
12 I fiori si veggono sulla terra;
Il tempo del cantare è giunto,
E s'ode la voce della tortola nella nostra contrada.
13 Il fico ha messi i suoi ficucci,
E le viti fiorite rendono odore;
Levati, amica mia, bella mia, e vientene.
14 O colomba mia, che stai nelle fessure delle rocce,
Ne' nascondimenti de' balzi,
Fammi vedere il tuo aspetto,
Fammi udir la tua voce;
Perciocchè la tua voce è soave, e il tuo aspetto è bello.
15 Pigliateci le volpi,
Le piccole volpi che guastano le vigne,
Le nostre vigne fiorite.
16 Il mio amico è mio, ed io son sua;
Di lui, che pastura la greggia fra i gigli.
17 Ritornatene, amico mio,
A guisa di cavriuolo o di cerbiatto,
Sopra i monti di Beter,
Finchè spiri l'aura del giorno,
E che le ombre se ne fuggano.